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Utopies
Utopías
Utopias
Ciències polítiques
Ciencias políticas
Political science
Totalitarisme
Totalitarismo
Totalitarianism
Democràcia
Democracia
Democracy
Antiutopía y control. La distopía en el mundo contemporáneo y actual
[Barcelona] :
Universitat de Barcelona,
2016
Accés lliure
http://hdl.handle.net/10803/351716
cr |||||||||||
AAMMDDs2016 sp ||||fsm||||0|| 0 ita|c
Minico, Elisabetta di,
autor
1 recurs en línia (493 pàgines)
Tesi
Doctorat
Universitat de Barcelona. Departament d'Història Contemporània
2015
Universitat de Barcelona. Departament d'Història Contemporània
Tesis i dissertacions electròniques
Mayayo i Artal, Andreu,
supervisor acadèmic
Mayayo i Artal, Andreu,
supervisor acadèmic
TDX
Antiutopía y Control. La distopía en el mundo contemporáneo y actual è una tesi dottorale che nasce con l'obiettivo di studiare, dal punto di vista politico, sociale e culturale, le più rilevanti tipologie di controllo a cui varie forme di governo, dalle dittature alle democrazie, hanno sottoposto e sottopongono i propri cittadini. Focalizzandosi principalmente sul XX e XXI sec., l'analisi storica, sociologia e psicologica del fenomeno parte, però, da un punto di vista inusuale, quello letterario della distopia. Oscuro e disincantato opposto dell'ottimista utopia, essa è un genere letterario che descrive il peggiore dei mondi possibili e racconta di popoli pesantemente manipolati, disperati e repressi. L'intenzione dichiarata della letteratura e del cinema distopico è di mettere in guardia i loro fruitori dalle possibili conseguenze di situazioni politiche, sociali o ambientali già degenerate nelle realtà di riferimento degli autori. Lo fanno usando mondi immaginari, lontani nel tempo o nello spazio, invece che ambientazioni contemporanee ai lettori, ma, nella maggioranza dei casi, il male esposto non è altro che la trasfigurazione di una paura o di un problema reale, drammaticamente attuale. La distopia non è solo svago e divertimento, essa può aiutarci a capire l'attuale stato delle cose perché la letteratura, il cinema e i fumetti di una data comunità riflettono la società a cui appartengono. Se il contesto è infetto, la cultura riconoscerà, assimilerà e denuncerà l'infezione. Le ipotesi principali da cui la tesi muove sono tre:
La distopia, con la sua brutale estremizzazione e/o la sua dissacrante parodia di problematiche attuali, può aiutare a delineare un'analisi storica, sociologica e psicologica del controllo politico, sociale e culturale.
La distopia non è solo una degenerazione rintracciabile nei noti processi repressivi del potere totalitario o autoritario, ma è uno strumento di persuasione usato anche nei poteri democratici.
La differenza maggiore tra la distopia dei regimi dittatoriali e quella delle società democratiche risiede nel differente dosaggio che essi fanno di controllo positivo e negativo, di piacere e dolore, di benessere e paura.
Per sviluppare e dimostrare queste ipotesi, la tesi è divisa in tre parti principali. Nella prima, si ripercorre la storia dell'utopia e della distopia, rintracciandone le tematiche ricorrenti e maggiormente caratteristiche e focalizzandosi sul sottogenere politico. Quest'ultimo, infatti, è il tema che più di tutti mostra connessioni con la ricerca in corso, dal momento che la distopia specificatamente politica presenta società fortemente controllate e gerarchizzate, con popolazioni spersonalizzate e manipolate dal potere. Si procede, quindi, con l'analisi di quelle opere che, secondo chi scrive, meglio esprimono il senso soffocante e deformante dell'autorità, come ad esempio 1984 di George Orwell, Brave New World di Aldous Huxley e Fahrenheit 451 di Ray Bradbury. Completata questa analisi, la tesi si dedica allo studio più strettamente storico, sociologico e psicologico del fenomeno distopico. Nelle seconda e nella terza parte, infatti, si mettono in comparazione le caratteristiche principali delle opere riportate con quelle di diverse realtà storiche del secolo passato e di quello presente. Nella seconda parte, nello specifico, ci si occupa dei poteri dominanti, ossia di totalitarismi e autoritarismi, perché essi incarnano tragicamente meglio di qualunque altro sistema politico l'idea di distopia. Il nazismo, il fascismo, il franchismo, il socialismo sovietico e i regimi che gravitano intorno ad esso, le dittature in America Latina o in Asia, infatti, portano letteralmente l'inferno sulla terra e condannano all'incubo milioni di vite. Nella terza parte, invece, sono le società democratiche, con la loro tendenza a controllare le popolazioni attraverso tecniche suadenti e persuasive del genere panem et circenses, le protagoniste dell'analisi. Sia per i poterei dominanti, sia per quelli democratici, si prendono in esame delle tematiche specifiche. Si indaga sugli agenti e sulle ragioni della violenza fisica e psicologica a cui le popolazioni sono sottomesse, oltre che sull'uso della cultura, della religione, dell'educazione e dell'informazione come strumento di repressione e di condizionamento, soffermandosi in particolare sul ruolo della propaganda e dei mass-media. Si studia la rappresentazione del nemico, in tempo di pace e guerra, e la necessità della sua esistenza per mantenere meglio il controllo sui cittadini. Si valuta, inoltre, la risposta psico-fisica della popolazione all'uso della repressione e della persuasione, per osservare come l'autorità possa influenzare, modificare o, peggio, distruggere, i corpi e le menti dei cittadini ad essa soggetti. Si fa tutto questo con la speranza di circoscrive il “cattivo luogo”, che dovrebbe spaventare non solo nella finzione.
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